I piccoli grandi predatori del mondo vegetale

LE PIANTE CARNIVORE

Pensando alle piante carnivore non possono non venire alla mente film, cartoni animati o videogiochi in cui un bizzarro essere vegetale azzanna con crudeltà il malcapitato di turno. Nel mitico film “La piccola bottega degli orrori” Audrey è un vegetale carnivoro, mezzo alieno, assetato di sangue umano che non si risparmia nel seminare vittime, donando al film quel tocco di comicità drammatica in vecchio stile, di indubbio pregio cinematografico. Anche nel leggendario videogioco di Crash Bandicoot, seppur di minor impatto, uno dei nemici ricorrenti del simpatico marsupiale era una pianta carnivora che ostacolava il cammino tentando di divorare Crash. Peccato che bastasse una bella “frullata” dalla giusta distanza per farla schizzare lontano a mo’ di saetta. Insomma, nel pensiero più o meno comune la pianta carnivora copre un ruolo emblematico.

In realtà il mondo delle piante carnivore è immenso, variegato e ricco di falsi miti. Andiamo per gradi rispondendo ad alcune domande.

Ascidio di Nepenthes sp. Le foglie modificate di queste piante catturano e digeriscono insetti e piccoli animali.

E’ GIUSTO CHIAMARLE PIANTE CARNIVORE?

Ni. Sarebbe più corretto chiamarle “piante insettivore” visto che la stragrande maggioranza degli animali catturati sono insetti, o comunque invertebrati, ben lontani dal possedere gustosi filetti di tenera carne.

ESISTONO ALTRE PIANTE CARNIVORE, OLTRE ALLA FAMIGERATA VENERE ACCHIAPPAMOSCHE?

Sì, tantissime. Sono oltre 700 specie, appartenenti ad una decina di famiglie diverse, distribuite quasi in ogni angolo della terra: deserti, foreste, montagne, paludi, praterie. Anche in Italia abbiamo diverse piante carnivore. Pure nel Biellese, dopo ne vedremo alcune.

La venere acchiappamosche (Dionaea muscipula) possiede peli sensoriali che se stimolati inducono la pianta a chiudersi rapidamente attraverso segnali elettrici.

SI NUTRONO ESCLUSIVAMENTE DI CARNE?

A parte il fatto, come abbiamo visto, che non sono prettamente carnivore, ovviamente no: essendo organismi vegetali a tutti gli effetti necessitano di acqua, anidride carbonica e raggi solari per produrre il glucosio di cui tutte le piante vanno incredibilmente ghiotte. Oltre a questo, evidentemente, hanno dovuto acquisire la capacità di attrarre, catturare e digerire insetti e, a volte, piccoli vertebrati. Questo perché le carnivore hanno avuto la strabiliante idea di colonizzare ambienti estremamente sfavorevoli rispetto alla classica crescita delle piante, dove alcuni nutrienti fondamentali alla sopravvivenza non sono facilmente reperibili nel terreno; è per questo motivo che si sono adattate rivolgendosi al mondo animale per assumere tali elementi.

NON HANNO ARTIGLI, STOMACO, DENTI E INTESTINO. COME FANNO?

Il carnivoro per antonomasia in genere deve correre, fare agguati, azzannare, masticare e digerire la preda. Le piante carnivore ovviamente non corrono, non masticano e non…

Hanno adottato delle strategie per attrarre le prede tendendo delle trappole: dolcissimo nettare, goccioline apparentemente gustose ma letalmente appiccicose, particolari sostanze cerose che riflettono i raggi ultravioletti diventando dei veri e proprio fari attira insetti, colori e brillantezze ammalianti o profumi inebrianti sono tra i principali “armamenti attira insetti” delle piante carnivore. Alcune addirittura li aspirano, nel vero senso della parola!

Non hanno nemmeno lo stomaco e, come se non bastasse, gli insetti hanno un esoscheletro chitinoso estremamente difficile da digerire. Ecco che gli incredibili adattamenti di queste piante tornano a dare battaglia: alcune producono enzimi che perforano le corazze e digeriscono le parti molli all’interno dell’invertebrato, una volta avvenuta una sorta di digestione esterna (per molti versi simile a quella dei ragni) i liquidi fuoriescono dai fori e vengono assorbiti dalle pareti della trappola: l’esoscheletro rimane intatto e non digerito, semplicemente bucherellato e svuotato.

Altre come ad esempio alcune piante del genere Nepenthes, sono addirittura in grado di produrre, oltre agli enzimi, acido cloridrico e, quindi, capaci di digerire non solo l’esoscheletro degli insetti ma anche interi animali vertebrati come uccelli, rane o lucertole. Altre ancora si affidano a batteri simbionti, ospitati in appositi contenitori per l’accumulo di acqua (gli ascidi), che digeriscono e si nutrono della preda. In questo caso la pianta non deve far altro che assumere le sostanze disciolte in acqua.

E NEL BIELLESE?

Non è facile dire con esattezza il numero di piante carnivore che si possono osservare nel Biellese, di sicuro qualche importante centro botanico del territorio, come ad esempio il Giardino Botanico di Oropa, saprebbe indicare una cifra ragionevolmente esatta. Certamente almeno 3 specie di piante carnivore abitano entro i confini biellesi.

  • Pinguicula sp. – Erba unta

 Pianta tipica di luoghi umidi, praterie, torbiere tra i 400 e i 2500 m di quota, protetta come tutte le specie del genere Pinguicola presenti in Italia. Le foglie a rosetta unte e vischiose permettono alla pianta di catturare piccoli insetti come le zanzare.

  • Drosera rotundifolia – Drosera a foglie rotonde

 Piccola piantina carnivora che attira gli insetti producendo una secrezione zuccherina e vischiosa, capace di attirare e digerire piccoli insetti. Tipica di luoghi umidi come torbiere, acquitrini tra i muschi, fino a 2000 m di quota. Pianta rara e protetta.

  • Utricularia sp. – Erba vescica

 Pianta acquatica, con numerose piccole vescichette tra le foglie che vengono utilizzate come trappole ad aspirazione per catturare microscopici organismi. A rischio di estinzione a causa della rarefazione di stagni e paludi in cui vive.

Le carnivore italiane, in tutto circa una trentina di entità diverse, sono in gran parte a forte rischio di estinzione, sopratutto a causa della perdita di habitat idonei alla loro crescita. Le paludi di pianura sono quasi del tutto scomparse sommerse dal cemento e, nelle poche rimanenti, grava l’enorme rischio di inquinamento ed eutrofizzazione. Gli ambienti montani, di minor interesse edilizio ed agricolo, seppur meglio conservati rispetto a quelli di pianura, stanno progressivamente cambiando aspetto per via dell’abbandono delle pratiche pastorali e di un massiccio sviluppo del turismo non sempre consapevole.

Come spesso accade, la consapevolezza e la conoscenza del mondo naturale rappresentano una solida base di partenza per la tutela di un infinito numero di specie animali e vegetali “minori” che oggi più che mai meritano di essere considerate e salvaguardate alla stregua dei carismatici emblemi della conservazione della natura.

L’Associazione Italiana Piante Carnivore (AIPC) è un valido ente con cui entrare in contatto e collaborare per la conoscenza e la conservazione di queste fragili ed affascinanti creature del mondo vegetale.

Siti di riferimento:

Wikiplants

Associazione Italiana Piante Carnivore – AIPC