Morocco On The Road

L’atterraggio a Marrakech è stato dolce e pulito, non si è nemmeno percepito il momento in cui le ruote dell’aereo hanno toccato terra. L’asfalto della pista d’atterraggio è bagnato, le nuvole grigie appena attraversate fanno passare solo qualche timido raggio di sole… comincia a piovere. Mi sento a casa!

L’auto con la quale avrei trascorso i 9 giorni e quasi 3000 km successivi è pronta all’aeroporto, una Fiat Panda, nera, economica ma comoda e affidabile. La priorità è mettersi al più presto alla guida e lasciarsi alle spalle la città, direzione Sud-Ovest, verso la costa oceanica e il Parco Nazionale Souss-Massa.

Il Souss-Massa non è molto grande, si estende per circa 30 km lungo la costa ed appena 4/5 km verso l’entroterra. Questa ristretta area è però dimora di una grande diversità di habitat: scogliere, dune di sabbia, terreni coltivati, foreste e steppe costiere.

L’avifauna è la vera ricchezza del Parco e l’emblema faunistico è l’ibis eremita (Geronticus eremita), uno degli uccelli a più forte rischio estinzione, di cui se ne contano nel parco poco più di 500 individui, rendendo quella del Souss-Massa la più importante colonia al mondo. Purtroppo non è facile avvistarlo, in quanto le aree più vocate alla sua presenza sono tutte chiuse al pubblico. In lontananza l’ibis eremita non  dovrebbe essere molto diverso dal “cugino” mignattaio (Plegadis falcinellus). A consolazione della difficoltà di questo avvistamento in campeggio vi è, tra gli altri, un grande dipinto a sua rappresentazione.

Sempre all’interno del Parco, lungo la costa, sorge un animato villaggio di pescatori: Tifnit. Molte delle case di questo villaggio sono costruite in terra battuta, e il pescato viene quotidianamente venduto sulla spiaggia. Le vie centrali sono degradate, a volte inquietanti, ma il turismo qui è ancora abbastanza presente.

A dividere il Souss-Massa e il deserto del Sahara ci sono alcune centinaia di chilometri e uno spettacolare valico sull’Anti Atlante. Il valico e i territori circostanti sono caratterizzati da una vegetazione spontanea talmente perfetta e piacevolmente organizzata che nemmeno il miglior giardiniere olandese riuscirebbe a riprodurre. Come se non bastasse, a far da contorno all’armoniosa composizione di cactus trova spazio una pianta endemica del Marocco conosciuta in tutto il mondo, la Argania spinosa, dai cui frutti si estrae il prezioso olio di argan.

Oltrepassare tale valico significa affacciarsi direttamente sul Sahara. Da questo punto in poi tutto diventa più selvaggio, affascinante e sconfinato. I Land Rover non sono macchinoni lucidati con il brillantante, ma il vero mezzo per affrontare le strade al di fuori di quelle principali; nelle grandi città non si vedono hotel 5 stelle e centri commerciali, non si respira più aria di turismo; per le strade non si vedono quasi mai persone povere e mendicanti, appartengono più o meno tutti allo stesso ceto sociale, mediamente povero di denaro, ma ricco di ospitalità, gentilezza e voglia di aiutarsi vicendevolmente.

Goulimime, con i suoi 96.000 abitanti è la prima grande città e provincia oltre l’Anti Atlante, la “porta di accesso del Sahara”. Polverosa e costituita in maggioranza da saharawi, ospita spesso mercati lungo le vie che si animano soprattutto all’imbrunire. Qui da alcuni gentili locali, mi è stato fortemente sconsigliato di farmi vedere scattare foto per la città, il Corano è assolutamente contrario alla creazione di immagini rappresentanti persone.

Ad Ovest di Goulimime si estende un’ampia valle, scarsamente abitata, dove l’uomo sembra aver trovato un perfetto equilibrio con la natura circostante, è la Valle dell’Oued Noun. Soffermarsi ad osservare da lontano le persone dentro e fuori i villaggi fa riflettere sui sacrifici che essi devono compiere per svolgere ogni mansione quotidiana. All’interno di un unico campo coltivato possono esserci 5, 6, 7 persone: donne che rimuovono le erbe infestanti, raccolgono quelle preziose e trasportano materiali con mulo e carretto, uomini a gestire il sistema di chiuse per l’irrigazione, caricare e scaricare i pesi più eccessivi, o riposare all’ombra di una palma.

Subito dietro ai campi coltivati, il fiume scorre sano e incontaminato animato da incessanti canti di uccelli e anfibi, costellato di rocce affioranti in cui si possono scorgere testuggini (Mauremys leprosa) termoregolare ai raggi del sole.

Lasciando la vallata principale dell’Oued Noun e penetrando verso Sud lungo le piste, si entra in un mondo fatto di rocce, cactus ed euforbie. La Panda non è il mezzo più adatto per esplorare quest’area, ma con un po’ di coraggio, fortuna e sconsideratezza riesce comunque a farsi strada tra guadi e salite rocciose. Il gioco vale la candela, Fort Bou Jerif è una vera e propria reggia nel deserto.

A Est di Guelmim si estende un territorio unico, senza tempo, dove gli spazi infiniti fanno perdere il senso delle distanze e l’orientamento, le strade non compiono alcuna variazione di direzione per chilometri e chilometri. Qui si assapora la vera essenza del selvaggio deserto africano. Il Sahara, il più vasto deserto al mondo.

L’Anti Atlante si rivela con le sue meravigliose linee sedimentarie. Ai suoi piedi un’arida distesa di terra, rocce e sabbia, con qualche sporadica macchia di vegetazione.

A sud della provincia di Guelmim il paesaggio muta lentamente. I depositi sabbiosi, risultato dell’azione erosiva del vento sulle rocce sedimentarie dei massicci più settentrionali, diventano man mano l’elemento più presente del paesaggio.

In primavera il vento può essere forte e incessante. La tempesta di sabbia è un evento suggestivo e inquietante, spostarsi tra le città diventa pericoloso a causa delle dune che scorrono fin sulla strada. E’ in questo momento che entrano in azione gli “spazzasabbia”!

Rimanendo affacciati all’Oceano ma continuando a scendere verso Sud, si incontra il Parco Nazionale di Khnifiss. Chi non sa quali luoghi nascosti e quali emozioni questo luogo può regalare allontanandosi di qualche chilometro a piedi dalla strada, rischia di perdersi alcuni degli spettacoli più suggestivi di questa zona del deserto.

Le dune, alte fino a 10-12 metri, sono la cornice ad un paesaggio davvero mozzafiato. Solamente osservandole da lontano viene l’irrefrenabile desiderio di percorrere quelle creste, l’unico dispiacere è rovinare la perfetta superficie ondulata di quei giganti sabbiosi modellati dal vento. Dispiacere che dura poco, visto che in pochi minuti le orme vengono cancellate dall’apporto di nuova sabbia. Sembra quasi vogliano essere loro stesse l’unico elemento caratterizzante di questo ambiente, sembrano organismi vivi pronti a difendere con tenacia la loro estrema esistenza.

L’ambiente, apparentemente inadatto ad ospitare ogni forma di vita animale, è dimora di un’affascinante biodiversità nascosta tra la vegetazione, sotto le rocce e all’interno del primo strato di sabbia. Tra i vertebrati i rettili la fanno da padrone, le loro scarse necessità metaboliche e la totale indipendenza dall’acqua per la riproduzione, hanno permesso loro di colonizzare con successo zone aride come queste. Nel Sahara Occidentale abitano ben 48 specie di rettili.

Il geco dall’elmetto (Tarentola chazaliae) è un piccolo e simpatico geco che vive nelle zone costiere del Sahara Occidentale. Oggi è considerato dalla IUCN vulnerabile di estinzione a causa del commercio a fini terraristici. Quando alcuni locali hanno visto che dopo le foto scattate lo rilasciavo in natura, mi hanno chiesto per quale motivo lo rilasciassi… “Vale 40 dirham, gli spagnoli ne portano via a cassette!”. 40 dirham corrispondono a circa 4€.

Il serpente diadema della sabbia (Lytorhynchus diadema) è un sepentello non velenoso facilmente riconoscibile dalla prominente squama apicale della testa. Non ho voluto sapere quanto potesse valere un individuo.

Il vero cuore del Parco di Khnifiss è la sua laguna, la più grande delle coste marocchine. Anche chiamata Naila, o piccolo sandalo visto che per avvicinarcisi i locali non possono camminare scalzi a causa della forte rocciosità del terreno. Ricchissima di avifauna, sono state censite 211 specie di uccelli. Qui la pesca rappresenta il principale sostentamento per i locali e il vicino villaggio di Akhfennir è una vera e propria pescheria a cielo aperto.

Un centinaio di chilometri più a Sud, sempre lungo la costa Atlantica, si arriva alla ventosissima Tarfaya, città provincia di questa zona del Marocco, ex colonia spagnola fino al 1958. Nonostante ci siano giovani volenterosi a far crescere il turismo e dar luce alla storia e cultura della città, al momento non ha molto da offrire a un visitatore alla ricerca del fascino africano. Le maggiori attrattive sono forse il monumento alla memoria dell’aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry, autore de “Il Piccolo Principe”, e il piccolo museo a lui dedicato. Qui egli fu direttore dell’aeroporto e primo pilota della compagnia postale.

Le vie della città sono percorse più che altro a piedi da bambini e giovani, dei tre hotel presenti solo uno è gestito da persone che oltre all’arabo masticano un po’ di inglese o francese. Si percepisce una sconvolgente analfabetizzazione quando per dare il resto di qualche moneta c’è bisogno della calcolatrice o di fare i conti, con molta insicurezza, sulle dita delle mani. Quasi tutto ciò che è al di fuori delle vie centrali è in degrado. Si mangiano ottimi tajin. Insomma, a Tarfaya e dintorni non vi sono molte attrattive da cartolina. Tutto questo ha un’atmosfera suggestiva, capace di trasmettere pensieri ed emozioni profondi e contrastanti.

Tarfaya è stato il punto più meridionale raggiunto durante questa avventura. Lungo la via del ritorno, variando leggermente il percorso rispetto all’andata, ho deciso di visitare uno dei luoghi più turistici di tutto il Marocco: Essauria.

Indubbiamente caratteristica e affascinante, ma forse non il luogo più adatto per trascorrere le ultime ore di un viaggio trascorso nella più profonda cultura Sahariana. Nonostante i numerosi “colpi d’occhio” e gli “angoli da cartolina” non è stato facile ritrovarsi proiettati nella frenesia del turismo di massa.

Un viaggio nel profondo Sahara, a stretto contatto con i locali, è un’esperienza forte e impagabile. Se alla partenza c’era molta curiosità riguardo questi luoghi e popoli, al ritorno ve ne è ancora di più. Sono molti i motivi per tornare, quindi caro Sahara, a presto!

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