Diario di Viaggio | Alla scoperta dell’Islanda Settentrionale

DA STYKKISHOLMUR AD AKUREYRI, PASSANDO PER LA TROLLASKAGI

4.30 del mattino: oggi sveglia presto per vedere i colori che si diffondono nel cielo prima che il sole faccia capolino… l’alba sull’oceano ci lascia senza parole.
La giornata che ci aspetta sarà impegnativa, soprattutto per Max, il nostro “autista”, che dovrà guidare per molte ore. Entro questa sera dovremmo arrivare ad Akureyri, ma senza lasciarci fuggire le splendide vedute della penisola dei Troll, la Trollaskagi.
Durante la nostra traversata percorriamo la strada sterrata ricca di scorci fantastici (la nº 54) che vi consigliamo di percorrere se ne avete l’occasione, finché VENIAMO TENTATI da una proposta a cui non possiamo proprio sottrarci.

Percorrendo la deviazione alla nostra sinistra raggiungiamo la località di Hvammstangi, rinomata per le sue magnifiche coste popolate da colonie di foche. Un salto al centro visitatori è consigliato per avere informazioni sugli avvistamenti e per visitare il Museo Islandese della Foca.
A noi hanno dato una bella soffiata, quindi siamo saliti subito in macchina e abbiamo continuato la strada in direzione nord, fino a raggiungere la piccola, ma incantevole Illugastadir, sicuramente uno dei luoghi migliori per poter avvistare le foche.

Una foca al largo della baia di Illugastadir

Lo scenario che ci accoglie è meraviglioso: il cielo dipinto dal vento e il sole caldo incorniciano lussureggianti campi colorati… Il tutto impreziosito dagli aspri Fiordi Occidentali che si vedono in lontananza.
La sola passaggiata fino al vicino capanno di osservazione in legno varrebbe la visita di questo luogo. Se si aggiunge la vista di simpatiche foche che prendono il sole sugli scogli di fronte, la visita diventa imperdibile! Oggi deve essere proprio il nostro giorno fortunato, visto che essendo animali selvatici non è scontato incontrarli.

Potremmo passare tutto il giorno a guardarle ridendo delle loro pose buffe, ma la giornata è ancora lunga e dobbiamo rimetterci in marcia. Spezziamo il viaggio fermandoci a Varmahlid, in cui si trovano benzinai e un supermercato, e proseguiamo verso l’esplorazione di Trollaskagi, la terra dei Troll. Purtroppo non scorgiamo nemmeno uno di questi personaggi leggendari, ma in compenso capiamo perché i Troll abbiano scelto di vivere in questo luogo che sembra pieno di magia.

La città più a nord della penisola, Siglufjordur, la più grande di quelle incontrate finora, un tempo era rinomata per la pesca e la lavorazione dell’aringa. La scomparsa di questi pesci dalle acque del fiordo ha creato non pochi problemi alla piccola città, che oggi si sta riprendendo grazie ai molti viaggiatori che vengono ad ammirare il vecchio porto e la natura spettacolare che regna incontrastata tutti intorno.

Reykjavik pride

Il viaggio prosegue lungo la costa, attraversando i nuovi tunnel che rendono più agevole raggiungere le isolate città di Trollaskagi (attenzione agli autovelox nelle gallerie)…
Restiamo meravigliati dalla fredda bellezza di questi territori, resi speciali dai piccoli paesini inseriti nella loro cornice naturale, a volte costituiti solo da qualche casa sparsa qua e là.
In un battibaleno ci troviamo nella pittoresca Akureyri… è molto tardi, ma un magico tramonto sembra ancora voler dire la sua facendo risplendere di mille colori la città.
Con una fame allucinante ci dirigiamo verso l’Hamrar, un bellissimo campeggio immerso nella foresta, dove finalmente possiamo concederci una pausa.

UNA GIORNATA INDIMENTICABILE

Una cosa che facciamo sempre, appena arrivati in una nuova città è la visita al centro informazioni; questi luoghi di culto del turismo custodiscono in sé un mare di notizie da integrare con quelle in nostro possesso. Guide, internet e altri viaggiatori sono una fonte preziosa, ma un salto al Tourist information centre permette di apprenderne a pieno tutte le sue sfaccettature. In fondo essere esperti del loro territorio è il loro mestiere.

Il centro informazioni di Akureyri si trova nel bellissimo polo culturale di Hof, dal design moderno, che si integra perfettamente con il mare e la montagna riflettendo bene il carattere duro ma vivace della capitale del Nord.
Grazie a una gentile ragazza del centro informazioni che ci ha indicato i maggiori punti d’interesse della città, abbiamo scoperto che oggi sarebbe stato il giorno ideale per avventurarci nelle gelide acque del Nord, alla ricerca dei grandi giganti gentili che le abitano.

In realtà il nostro “piano” prevedeva il whale-watching domani, ma essendo previste forti raffiche di vento, abbiamo cambiato programma. Prenotiamo l’escursione in barca e facciamo un giro tra le simpatiche vie del centro, scoprendo la chiesa “sorella” di quella di Reykjavik, Akureyrarkinkja, il ricchissimo giardino botanico, il vecchio porto e i particolari musei di Akureyri. Concludiamo con una passeggiata lungo mare e subito partiamo alla volta di Husavik, la “capitale” Islandese del whale-watching. Questo perché nelle sue acque vi è un’alta presenza di nutrimenti prelibati che attirano ben 11 specie diverse di balene nei mesi estivi.

Tra le diverse compagnie che propongono questa attività, noi abbiamo scelto quella che risulta essere la più antica e che ha adottato imbarcazioni “carbon-free”: North Sailing.
Sono le 17.30 e ci stiamo vestendo con gli abiti caldi che ci ha dato il capitano… sembriamo proprio pescatori vichinghi!

Il nostro primo Puffin

4 ore di navigazione ci hanno portato prima alla Puffin island, dove abbiamo potuto ammirare da lontano le pulcinelle di mare, minuscoli batuffoli neri e bianchi dal vistoso becco arancione (misurano solo 30 cm) che sfrecciavano a tutta velocità attraverso le onde, e poi in mare aperto…
Di balene invece, nemmeno l’ombra. Dopo quasi 2 ore senza alcun avvistamento stavamo per darci per vinti, quando un sordo tonfo ci coglie all’improvviso.
Guardando verso l’orizzonte scorgiamo come un geyser fuoriuscire dal mare. Eccola finalmente! la nostra prima balena.
Dopo pochi secondi vediamo una silhouette nera tagliare la superficie dell’acqua, per poi tornare a immergersi in queste scure e gelide acque con un elegante colpo di coda.
L’emozione è tanta, il tramonto è magico e le balene che avvistiamo rendono ancora più suggestiva l’atmosfera.

Un sordo tonfo ci colse all’improvviso

DA AKUREYRI ALLA REGIONE DEL MYVATN: TRA BOSCHI INCANTATI, MITICHE CASCATE E PAESAGGI LUNARI

Prima di lasciare Akureyri in direzione del lago Myvatn decidiamo di andare alla scoperta del bellissimo bosco di Kjarnaskògur. All’ingresso vi è una mappa con i sentieri possibili (meno male che abbiamo fatto una foto), ma dentro all’area verde non ci sono molte indicazioni (e sono scritte in islandese) tanto che la nostra tranquilla passeggiata nella pineta, si trasforma senza alcun preavviso in un’intensa ma piacevole salita in montagna.
Quando ci accorgiamo di aver imboccato il sentiero sbagliato è oramai troppo tardi per tornare sui nostri passi e decidiamo di conquistare la vetta ed il magnifico panorama sulla città. In due ore circa completiamo l’anello, contenti di aver scoperto un altro insolito posto.

Godafoss, la cascata degli Dei

L’avventura prosegue verso Godafoss, la famosa “cascata degli Dei”, che prende il nome dalle statuette pagane scagliate tra le sue agitate acqua quando l’Islanda decise di abbracciare la fede cristiana. Prendersi un po’ di tempo per godersele in tutta tranquillità, camminando lungo il piacevole percorso che le circonda è davvero consigliato.
Il tempo passa veloce quando si fanno cose che piacciono e per noi è giunto il momento di andare… il lago Myvatn ci sta aspettando!
Giunti a destinazione rimaniamo increduli di fronte ad una bellezza così primitiva. Le luci calano, le ombre si allungano e i panorami si accendono.
Tempo di montare la tenda sulle rive del lago nel campeggio Bjarg a Reykjahlid ( che a parte lo scenario idilliaco, non offre buoni servizi come gli altri camping in cui abbiamo soggiornato nei giorni scorsi), ci lasciamo catturare da questi scenici territori alla ricerca della luce perfetta.
Le imponenti cascate di Dettifoss e Selfoss e i paesaggi geotermici di Krafla e di Hverir ci fanno capire bene come mai queste zone attirino così tanti visitatori.
L’acre odore di zolfo che aleggia su queste terre si diffonde ovunque e riusciamo a lasciarcelo alle spalle solo quando raggiungiamo il paesaggio lunare intorno alla cascata più imponente d’Islanda, Dettifoss, e della sorella minore Selfoss: un turbine di meraviglia e potenza che ci lascia senza parole.
Sembrerà banale ma quando ci siamo trovati al suo cospetto abbiamo capito quanto siamo piccoli in confronto alla natura… pensate che Dettifoss genera 193 metri cubi d’acqua al secondo, conquistando il primato per portata d’acqua in Europa.
Tempo di scattare qualche foto a questo spettacolo naturale che ci apprestiamo a fare un viaggio nel tempo… cumuli fumanti, pennacchi e pozze ribollenti rendono l’atmosfera di Hverir suggestiva e primordiale.

Lo spettacolo geotermico di Hverir

Abbiamo trascorso una serata alternativa scaldati dagli ultimi raggi solari e dai caldi vapori provenienti dal centro della Terra.
Una fermata davvero consigliata da fare in piena sicurezza: essendo il terreno molto fragile per le elevate pressione derivanti dal sottosuolo fate molta attenzione a non scottarvi i piedi!

IL LAGO MYVATN

Un risveglio particolare: per la prima volta in questo viaggio, veniamo svegliati dal ticchettio delle gocce di pioggia sulla nostra tenda. No, la giornata inizia con il piede sbagliato: il trekking nel Myvatn orientale previsto per oggi dovrà saltare! Sfruttiamo la piovosa mattinata per raccogliere le idee e scrivere le nostre avventure… Abbiamo un blog da scrivere!!!
Essendo “poveri” possiamo concederci solo un the e un caffè (che costano la bellezza di 900 isk), ma ci danno la giusta carica per portare a termine il lavoro, potendo così tornare in azione dopo poche ore.

Visto che il meteo sembra migliorare decidiamo di affrontare parte del trekking che avevamo in mente. Dopo una prima visita a Grjotagja, una lunga e  profonda faglia con una grotta piena di acqua calda, resa ancora più famosa dalla serie TV “Games of thrones” (per gli appssionati, in questo luogo si incontrano Jon Snow e la bella Ygritte), ci dirigiamo al campo di lava di Dimmuborgir. Tra enormi sculture di lava formatesi dal raffreddamento della cupola che rivestiva una sorta di lago infuocato, comincia il nostro trekking verso il cratere del vulcano Hverfell.  I grigi colori del cielo danno risalto alle tetre sculture che dominano la vallata e rendono questa escursione ancora più emozionante.

Hverfell, un cratere da 1040m

In circa un’ora raggiungiamo la base dell’imponente vulcano tefritico, qui si può scegliere se raggiungere la vetta con un sentiero facile o difficile, e noi abbiamo ovviamente deciso di fare quello più impegnativo… I nostri polpacci bruciano e il respiro si fa affannoso, ma lo spettacolo che si apre di fronte a noi non appena raggiungiamo la sommità è indescrivibile. Combattendo contro micidiali folate di vento che sembra vogliano buttarci giù dalla nera montagna, riusciamo a compiere l’intero giro del cratere (ben 1040 m di diametro, che ci sono sembrati almeno il doppio viste le avverse condizioni atmosferiche!).

Anche se dal nostro racconto potrebbe sembrare un’ardua impresa, in realtà il percorso non prevede particolari difficoltà e vale la pena di essere compiuto! Ripercorrendo lo stesso sentiero ritorniamo a  Dimmuborgir, dove ci concediamo un veloce spuntino, prima di continuare verso la piccola penisola di Hofdi. Una rarità per questo territorio: sentieri all’ombra di betulle, abeti rossi e fiori selvatici cresciuti su questi antichi terreni lavici ci conducono velocemente ad una meravigliosa vista delle isolette del lago.

Myvatn Nature Bath, una bellezza sulfurea

Non ci lasciano scappare la possibilità di esplorare le bellezze del Myvatn, percorrendo il lago in lungo e in largo, finché sfiniti ci concediamo un meritato relax sulfureo nelle piscine naturali del Myvatn, la versione del nord della Laguna Blu, che a nostro avviso sono decisamente più tranquille.

#OnTheRoadToIceland